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Studio Pilar: autoproduzioni tra grafica e illustrazione

Tempo lettura stimato: 2 min

Studio Pilar è uno spazio di lavoro comune e nasce da sei illustratori orientati verso progetti editoriali autoprodotti, come fanzine e piccole antologie.

Come nasce il progetto? Quale l’idea da comunicare?
Il processo di ideazione è importante tanto quanto la realizzazione di un progetto e per noi la ricerca è fondamentale per ampliare e strutturare la fase ideativa. In questo momento stiamo sviluppando la nostra prossima autoproduzione, “75 litri”, una piccola collana di libri. Ogni volume è uno zaino da riempire con oggetti indispensabili, o futili, da portare per un viaggio dal quale non si tornerà mai più. Vogliamo esplorare il rapporto oggetto-persona e il rapporto persona-luogo creando un viaggio immaginario dove il libro diventa un contenitore e l’illustratore diventa viaggiatore.

In quali ambiti spaziate?
Grafica e illustrazione sono i due settori principali, ma lavoriamo anche con fotografia e animazione.

Quali tecniche e materiali?
Ognuno ha il suo metodo di lavoro. Andrea Mogia dipinge e lavora in digitale, Andrea Chronopoulos utilizza per lo più pennarelli e colorazione digitale, Giulio Castagnaro lavora in vettoriale e con linoleum, Patrizio Anastasi usa gouache, matita e digitale, Alessandra De Cristofaro e Giulia Tomai lavorano prevalentemente con le matite e talvolta utilizzano la colorazione in acrilico o digitale. Ci dedichiamo anche alla stampa calcografica e serigrafica artigianale che ci permette di creare prodotti simili ma non uguali, esaltando ogni pezzo e considerandolo un “originale” a tutti gli effetti.

Quanto è importante e si lega ai vostri progetti la scelta del lettering? Che cosa comunica e che importanza ha?
In un progetto editoriale il lettering è una parte fondamentale e cerchiamo sempre un equilibrio con le immagini, evitando che uno prevalga sull’altro. “Spotted”, la nostra ultima fanzine curata graficamente da Patrizio Anastasi, prende il nome da un fenomeno web. Uno studente inglese ideò un sito internet per commentare con gli amici le ragazze e in breve la tendenza si diffuse in tutto il mondo grazie anche alle bacheche dei social media. Per “Spotted” siamo partiti dalle bacheche spotted pubbliche virtuali illustrando i vari annunci reali per formare un libro e restituire, in qualche modo, gli annunci alla carta, il supporto da cui sono nati prima dell’ arrivo del web.

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